giovedì 29 luglio 2010

Piazza Farnese


La storia e l'ampiezza della piazza cominciano nel XVI secolo, quando il cardinale Alessandro Farnese, dei duchi di Parma, acquistò varie case sulla piazza per demolirle e creare uno spazio adeguato al palazzo che aveva fatto progettare da Antonio da Sangallo il Giovane. I lavori cominciarono nel 1514, furono interrotti dal sacco di Roma del 1527, e ripresero dopo l'elezione del cardinale al soglio pontificio con il nome di Paolo III e, dal 1546, sotto la direzione di Michelangelo.
La piazza fu pavimentata nel
1545, con ammattonato, come una sorta di pertinenza del palazzo, e vi fu collocata a scopo ornamentale, in asse con l'ingresso sulla facciata, una delle due vasche di granito egiziano oggi presenti[1][2]. Dopo che Paolo V ebbe condotto l'acqua Paola a Trastevere e anche, scavalcando il Tevere, alla Regola, e Gregorio XV ne ebbe concesse 40 once ai Farnese per l'alimentazione delle fontane, la famiglia acquisì la fontana di piazza san Marco e incaricò Girolamo Rainaldi, attorno al 1626, di disegnare le due fontane nelle quali furono collocate le due vasche. Le fontane erano puramente ornamentali, e circondate da una cancellata. A beneficio del popolo (e anche degli animali) fu eretta all'inizio di via Giulia la fontana del Mascherone.



Incisione di Giuseppe Vasi
Il progetto originario del palazzo si deve ad Antonio da Sangallo il Giovane, per incarico del cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III), che tra il 1495 e il 1512 aveva acquistato il palazzo Ferriz e altri edifici che sorgevano nell'area. I lavori, iniziati nel 1514, si interruppero per il sacco di Roma nel 1527 e furono ripresi nel 1541, dopo l'ascesa al papato del cardinal Farnese, con modifiche al progetto originario e ad opera dello stesso Sangallo. In particolare venne creata la piazza antistante.
Dopo la morte del Sangallo nel
1546, i lavori furono proseguiti sotto la direzione di Michelangelo: a lui sembra doversi il cornicione che delimita superiormente la facciata, il balcone sopra il portale centrale con il grande stemma e il completamento di gran parte del cortile interno. La morte del papa interruppe nuovamente i lavori nel 1549.
Altri lavori furono effettuati ad opera di Ruggero nipote del papa, tra il
1565 e la sua morte nel 1575, diretti dal Vignola. Infine a Giacomo della Porta, chiamato dal secondo cardinale Alessandro Farnese, altro nipote del papa, si deve la parte posteriore con la facciata verso il Tevere, completata nel 1589 e che avrebbe dovuto essere collegata con un ponte, mai realizzato, alla Villa Chigi (o "Farnesina") acquistata nel 1580 sulla riva opposta.

Per la sua mole e forma il palazzo era chiamato il dado dei Farnese ed era considerato una delle "Quattro meraviglie di Roma", insieme a Il cembalo dei Borghese, a la Scala dei Caetani e a il Portone dei Carboniani.
Nel
XVIII secolo Giuseppe Vasi lo denominava sulla sua stampa come "Palazzo Regio Farnese", essendo all'epoca di proprietà del re Carlo VII di Napoli, della famiglia dei Borbone di Spagna, figlio dell'ultima discendente della famiglia, Elisabetta Farnese.
Nel
1860 vi risiedette Francesco II di Napoli, dopo la perdita del regno, e in questa occasione furono condotti lavori ad opera dell'architetto Antonio Cipolla ed eseguiti alcuni affreschi.
Dal
1874 il palazzo è sede dell'ambasciata francese. Acquisito dalla Francia nel 1911 fu successivamente riacquistato dallo stato italiano nel 1936, ma riaffittato per 99 anni alla Francia per una cifra simbolica. Il palazzo ospita inoltre la biblioteca dell'École française (la scuola archeologica francese di Roma).

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