Le prime serate della stagione sinfonica sono una dichiarazione d’intenti: Re Ruggero, capolavoro teatrale del polacco Szymanowski, incentrata sulla vicenda di Ruggero II D’Altavilla in Sicilia, carica di echi da Débussy e Skrjabin, è opera complessa e di non frequente esecuzione. Qui, diretta da Antonio Pappano, fa da terreno sperimentale per un nuovo modo di eseguire drammi musicali in concerto: le proiezioni e le immagini del duo Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) che puntano a raccontare visivamente la mente del protagonista e i suoi moti.
A seguire (12-14-16/10) un primo fuori abbonamento con Eötvös (Alle vittime senza nome, su commissione di Santa Cecilia e altri enti musicali italiani) e la Sesta di Mahler. E poi, fino a giugno inoltrato, la filza dei concerti settimanali – quest’anno impostati sulla triade giovedì-venerdì-sabato, non senza altre sequenze settimanali, anche di quattro giorni – con molto Novecento, un altro massiccio edificio sinfonico mahleriano (la Nona a maggio, sempre diretta da Pappano), altra opera in forma di concerto (la rara Iolanta, ultima opera di Ciajkovskij, a gennaio nell’ambito di un festival dedicato al compositore russo che include l’integrale delle sinfonie, dirette da Valerij Gergiev; L’Olandese volante di Wagner a fine marzo), consistenti omaggi al Mozart maturo e a Rossini nel 150° dalla morte (lo Stabat Mater a fine aprile) e incursioni nelle diverse epoche tra Beethoven, Schumann, Bruckner, Ravel, Prokof’jev…
Consistente, come ogni anno, la schiera dei direttori ospiti che affiancano sir Pappano: Philippe Auguin, Vasilij Petrenko, Andrés Orozco-Estrada, Semjon Byckov, il già citato Gergiev, Manfred Honeck, Mikko Franck, il “decano” Jurij Temirkanov che da anni fa visita annuale all’auditorium romano, l’ex di Santa Cecilia Myung-Whun Chung, l’altro habitué Juraj Valcuha, Jakub Hrusa, Krzystof Urbanski.
Non da meno la cameristica: inizio l’8 ottobre nel segno del Classicismo Viennese (Haydn e Mozart) con la Kammerorchester Basel, poi a novembre il recital pianistico di Rafal Blechacz e a dicembre il ritorno di Maurizio Pollini (tutto Chopin). A seguire grandi cori (King’s Singers, il coro della Sistina tra gregoriano rinascimento e barocco), duo violino-pianoforte (Kavakos-Wang, Gonzales Monjas-Lonquich), altri recital pianistici (Louis Lortie, Grigorij Sokolov, Lang Lang, Yuja Wang), il Sestetto Stradivari, l’Accademia Barocca e l’Orchestra da Camera di Santa Cecilia, un mostro sacro come Martha Argerich… A trecentosessanta gradi, come ogni anno, il ventaglio di epoche e stili, dal medioevo al Novecento e oltre.
I programmi in dettaglio e ogni informazione nella scheda sul sito dell’Accademia di Santa Cecilia.
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