lunedì 8 giugno 2015

Villa Torlonia

Villa Torlonia è una villa di Roma, oggi pubblica, che si affaccia su via Nomentana, nel quartiere Nomentano.
La villa, dal XVII secolo fino a metà del XVIII, è di proprietà della famiglia Pamphilj che la utilizza come tenuta agricola, similmente ad altre che si trovavano nella stessa zona. La famiglia Colonna acquista la proprietà intorno al 1760, mantenendone la natura di terreno agricolo.
La costruzione della villa ha inizio tuttavia solo nel 1806 dall'architetto Giuseppe Valadier per il banchiere Giovanni Raimondo Torlonia che aveva comperato la tenuta dai Colonna nel 1797 e viene terminata per il figlio Alessandro. Valadier trasforma due edifici preesistenti (l'edificio padronale e il casino Abbati) in un Palazzo e nell'odierno Casino dei Principi, costruisce le Scuderie e un ingresso, oggi demolito in seguito all' ampliamento della via Nomentana. L'architetto risistema il parco, creando viali simmetrici e perpendicolari alla cui intersezione è posto il palazzo. Contemporaneamente la villa viene abbellita con sculture d'arte classica comprate appositamente.
Nel 1832 Alessandro Torlonia, succeduto al defunto padre Giovanni, incarica Giovan Battista Caretti di continuare i lavori sulla villa. I particolari gusti del principe determinano la costruzione di un Tempio di Saturno, dei Falsi Ruderi e della Tribuna con Fontana, oltre che del Caffe-House, della Cappella di Sant'Alessandro e dell'Anfiteatro, ora non più esistenti.
Collaborano alla progettazione della villa Giuseppe Jappelli, che si occupa della sistemazione della parte meridionale e vi realizza la Capanna Svizzera e la Serra Moresca, e Quintiliano Raimondi, che opera sul Teatro e sull'Aranciera, oggi Limonaia.
Il teatro
Nella zona sud, differentemente da quella settentrionale, caratterizzata da un gusto neoclassico, vengono creati laghetti, viali a serpentina e nuovi edifici: la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre, la Grotta Moresca e il Campo da Tornei. Inoltre, nel 1842, Alessandro fa erigere due obelischi in memoria dei genitori[2].
Il successore, Giovanni, oltre a trasformare la Capanna Svizzera nell'attuale Casina delle Civette, fa edificare un nuovo muro di cinta, il Villino Medievale e il Villino Rosso.
Nel 1919 viene scoperto, nei sotterranei della Villa, un cimitero ebraico.

La Casina delle Civette[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Museo Casina delle Civette.
La Casina delle Civette
L'attuale Casina delle Civette sorge dove si trovava una volta la Capanna Svizzera che, voluta da Alessandro Torlonia, fu costruita 1840 da Giuseppe Jappelli, riparata rispetto al Palazzo principale da una piccola collina artificiale. La Casina odierna conserva solo l'impianto murario a forma di "L", la copertura e il gusto rustico dell'insieme che si presentava, una volta, come l'imitazione di un rifugio alpino.
Su indicazione di Giovanni Torlonia il Giovane, dal 1908, la Capanna inizia ad essere trasformata, per opera dall'architetto Enrico Gennari, in un "Villaggio Medioevale" caratterizzato da porticati, torrette e loggette, decorato da maioliche e vetrate.
Nel 1914 viene installata una vetrata, disegnata da Duilio Cambellotti, raffigurante due civette e dei tralci d'edera. Grazie ad essa ed alla presenza ricorrente di quest'uccello nelle decorazioni, ispirate dall'amore per l'esoterismo di Giovanni, la casina inizia ad essere chiamata Villino delle Civette.
Nel 1917 vengono aggiunte delle nuove strutture in stile Liberty da Vincenzo Fasolo, che cura il lato meridionale dell'edificio.
All'interno la Casina, disposta su due piani, è riccamente decorata da stucchi, maioliche, mosaici, pitture, sculture e ferri battuti. Tra tutte spiccano le numerose vetrate che caratterizzano l'intera costruzione.
Il degrado della Villa inizia nel 1944 quando viene occupata da parte delle truppe alleate che vi resteranno fino al 1947.
La Casina, già in pessime condizioni al momento dell'acquisto da parte del Comune, subisce, oltre a vari furti ed atti di vandalismo, un incendio nel 1991.
Dal 1992 al 1997 la Casina delle Civette è stata tuttavia sottoposta a un lungo restauro che ha permesso l'apertura al pubblico di questo edificio, primo tra tutti quelli della villa.[7]

Casino Nobile o Casino Principale[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Casino Nobile.
Facciata sud-ovest del Casino Nobile
Fianco nord-ovest del Casino Nobile
Retro (lato nord-est) del Casino Nobile
Il Casino Nobile è un esempio di architettura neoclassica, con colonne e paraste marmoree di ordine gigante. I portici laterali ed il pronao palladiano sono opera di Battista Caretti: a lui si devon pure i partiti decorativi di stile gotico e pompeiani di numerosi ambienti interni. Il frontone in terracotta, raffigurante il trionfo di Bacco, è di un allievo del Canova, Rinaldo Rinaldi.
Una volta acquistata la Vigna Colonna nel 1797, Giovanni Torlonia affida a Giuseppe Valadier il compito di ristrutturare il palazzo.
L'architetto, tra il 1802 ed il 1806, ristruttura e amplia l'edificio, detto anche "Casino nobile".
Il Valadier inserisce nella sala da pranzo (Salle a manger, detta oggi Sala da ballo), degli specchi per migliorare e moltiplicare l'effetto dell'illuminazione dall'esterno.
Domenico Del Frate esegue dei dipinti e Antonio Canova dei bassorilievi in gesso, alcuni dei quali sono esposti nella stanza a "Bercerau".
Dopo la morte di Giovanni, l'incarico di migliorare il Casino passa al figlio Alessandro (nel 1832) che, per migliorare l'impatto visivo del palazzo fa aggiungere un pronao con loggia all'ingresso e affida a Francesco Podesti la decorazione ad affresco della Sala di Bacco; il Podesti dipinge così il Mito di Bacco, le Quattro stagioni e i Tre continenti[8].
Il piano terra ed il piano nobile servivano per ospitare i nobili nei ricevimenti, da cui il nome di "Casino nobile", mentre seminterrato e secondo piano erano lasciati alla servitù.
Dal seminterrato si accede anche a un bunker fatto costruire da Benito Mussolini e a una sala ipogea in stile simil-"Tomba etrusca".[9]

Casino dei Principi[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Casino dei Principi.
Questo casino, originariamente un edificio rurale della Vigna Abati, viene restaurato, su ordine di Alessandro, da Giovan Battista Caretti tra il 1835 ed il 1840, in stile neorinascimentale. Collegato al "Casino principale" tramite una galleria sotterranea, svolgeva la funzione di sala per i ricevimenti.[10]
Tra le decorazioni originali, il fregio rappresentante il "Trionfo di Alessandro a Babilonia", mentre, nelle tre sale del piano nobile facevano un tempo bella mostra di sé affreschi raffiguranti l'antica Grecia e l'antica Roma, e nella sala da pranzo, alcune pitture del golfo di Napoli, opera di allievi del Caretti. Tra le altre opere di pregio, da ricordare le decorazioni novecentesche della prima sala di Giovan Battista Caretti e Filippo Bigioli.[10]

Falsi Ruderi[modifica | modifica wikitesto]

"Falsi ruderi
Si trovano sul viale che porta alla Casina delle Civette, sopra il muro di cinta.[11]
L'immissione di falsi ruderi è dovuta ad una moda che nasce nel XVI secolo, per svilupparsi nella seconda metà del XVIII secolo e prosegue nel secolo successivo.[12][11]
Il complesso è composto da un muraglione in mattoni suddiviso in sei nicchie, più un nicchione centrale con semi-cupola costituita da un cassettonato a losanghe. Le nicchie, in cui erano alloggiate le statue ora poste al Casino Nobile, sono suddivise da paraste corinzie. Di fronte, un filare di ruderi di colonne in travertino con scalanature e basi attiche.[11]

Tempio di Saturno[modifica | modifica wikitesto]

Tempio di Saturno
È sito sul viale che porta alla Casina delle Civette. Innalzato da Giovan Battista Caretti tra il 1836 ed il 1838 a imitazione dei templi antichi, ha come suo modello il Tempio di Esculapio di Asprucci realizzato nel 1786 per Villa Borghese. L'edificio è modesto, composto del solo pronao e quattro colonne doriche di granito. La vegetazione nasconde la parte retrostante rimasta incompleta. Ivi si trovano due casolari usati in antico come cucine e una zona recintata. Nelle incisioni antiche, davanti al tempio si notano dei tavoli rotondi, forse utilizzati per delle riunioni all'aperto. Il frontone presenta una decorazione in terracotta opera di Vincenzo Gajassi, che ha per tema l'"Allegoria della vita umana" e Tempo che trionfa sulla Gioia, sull'Arte e sulla Cultura". Al centro della raffigurazione vi è il Dio del Tempo, ovverosia Saturno che regge la falce, tra un serpente ed un leone. Ai lati "Le quattro Stagioni". Ai lati dell'edificio si trovano dei calchi di alcuni altorilievi del Palazzo dei Conservatori. Sopra il portale è posto un rilievo in terracotta della fine del XVIII secolo che ha per soggetto Bacco che dona la vite; ai lati due maschere teatrali in stucco. Sono andati perduti dei busti che coronavano il timpano.[13]
È uno dei pochi edifici di Villa Torlonia a dover essere ancora restaurato.

Tribuna con fontana[modifica | modifica wikitesto]

È situata presso il lato orientale del Casino Nobile a ridosso della collina artificiale di Jappelli. Verosimilmente è l'ultima opera progettata per Villa Torlonia dal Caretti. Il lato prospiciente la collina è divisa da alcune colonne poste a ridosso della parete marmorea con due bassorilievi raffiguranti due putti ai lati di una iscrizione celebrativa del committente. Il prospetto su Via Nomentana è monumentale. Sulle gradinate laterali coperte da peperino sono posti coppi di azalee. Davanti alla composizione floreale dovevano trovarsi statue, sarcofagi e ruderi archeologici, oggi perduti. Nella nicchia centrale vi era un decorazione raffigurante Enea in fuga da Troia, e si trova tuttora la fontana in stile barocco composta da una vasca semicircolare e una decorazione a muro, mentre in quelle laterali sono state poste delle opere della collezione Torlonia.[14] Sopra la fontana vi è una targa con un'iscrizione. Le tre nicchie sono separate da colonne ioniche.[15]

Campo da tornei[modifica | modifica wikitesto]

Il campo da tornei si trova tra il Teatro e la Serra Moresca, progettato da Jappelli sul modello medievale, cristiano e in stile richiamante Ludovico Ariosto. Le gradinate per gli spettatori sono in peperino. Su di un lato sono poste tre tende rosso-nere. Da foto d'epoca si evince che sul lato orientale doveva trovarsi una tenda in ferro e rame sorretta da figure in ghisa, e là la principessa Torlonia si poneva con la sua corte. Invece la tenda del principe era posta sulla sommità del colle ed era decorata da uno stemma in rame ed un altro in metallo. Oggi le tende dei principi sono scomparse, come le figure in ghisa, ma esistevano ancora all'epoca di Benito Mussolini, come testimoniano alcune foto che lo ritraggono in loco mentre gioca a tennis.[16]

Finta tomba etrusca[modifica | modifica wikitesto]

Durante i lavori di restauro del Casino Nobile, sotto un blocco di calcestruzzo che chiudeva una piattaforma di marmo in cui si trovavano otto cilindri di ferro che erano ritenuti basi di gazebo, è stato rinvenuto un ipogeo. Questa sala, posta ad una profondità di 2,50 metri e composta di circa 20 metri quadrati, è di forma circolare. Un oculo, chiuso da una grata, funge da presa d'aria. Verosimilmente, per accedere alla sala ipogea si dovevano percorrere alcune gallerie sotterranee attualmente agibili solo parzialmente. Queste sono alte 1,80 metri e provenivano una da nord ed una da sud. Quella a nord è chiusa da una frana, quella a sud è chiusa dal bunker antiaereo voluto da Benito Mussolini. La sala ipogea è affrescata a fasce, di cui la prima è a punte lanceolate, la seconda, la quarta e la sesta a figure zoomorfe, la terza a figure fitomorfe stilizzate, la quinta è composta da girali e figure fitomorfe, nell'ultima fascia, entro un girale di acanto vi sono delle figure muliebri che indossano tunica, corona e recano in mano uno specchio. Le pareti hanno lo stesso colore di fondo di tutta la decorazione. Viene attribuita al solito Caretti.[17]

Altri arredi della villa[modifica | modifica wikitesto]

Il giardino della Casina delle Civette
Obelischi
I due obelischi di Villa Torlonia sono posti a eguale distanza dal Casino Nobile in asse con i due prospetti principali. Committente Alessandro Torlonia per onorare la memoria dei genitori. Sono alti poco più di dieci metri e pesano più di 22 tonnellate ciascuno. Le basi sono rivestite di travertino e marmo. Le pietre per realizzare i due obelischi furono estratte dalle cave di granito rosa di Baveno, lavorate a Milano, indi furono trasportate attraverso il Po fino al mare, per essere imbarcate a Venezia e circumnavigare la penisola fino a Fiumicino, attraverso il Tevere fino alla confluenza con l'Aniene; poi trasportate lungo la Via Nomentana fino a Villa Torlonia ove giungono il 4 gennaio 1840. Da lì ha inizio lungo lavoro per l'innalzamento. I geroglifici dei due obelischi sono opera del padre barnabita Luigi Ungarelli.[18]
Il primo obelisco viene eretto il 4 giugno 1842 al cospetto del papa e del principe Ludwig di Baviera e dedicato al padre Giovanni Torlonia.[18]
Il secondo viene elevato il 26 luglio in occasione della festa di Sant'Anna e dedicato alla madre Anna Maria e sito nella zona retrostante del palazzo.[18]
Colonne onorarie
Le due colonne onorarie sono poste:
la prima presso l'obelisco dedicato ad Anna Maria Torlonia ed elevata da Alessandro Torlonia nel 1840 in onore di suo fratello Carlo;[19]
la seconda era sita in un luogo imprecisato della villa, in seguito spostata sull'esedra del teatro. Fu dedicata da Carlo Torlonia ai genitori.[19]
Edicola mariana
È sita a sud del campo dei tornei entro una scogliera rustica in mattoni con lesene in marmo bianco con gli stemmi dei Torlonia e dei Colonna e dedicata da Alessandro Torlonia a Carlo. Attualmente è l'unica testimonianza religiosa nella Villa dopo la demolizione della Cappella di Sant'Alessandro.[20]
Altri arredi di interesse

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