mercoledì 28 luglio 2010

Fontana di Trevi


Domina la piazza di Trevi – il cui nome deriva dal trivio che confluisce su piazza dei Crociferi - la celebre fontana di Trevi, che compone uno degli scenari più famosi al mondo, e che rappresenta una delle mete turistiche più visitate della città. La fontana è l'elemento terminale dell'acquedotto Vergine, uno dei più antichi acquedotti romani, tuttora in uso fin dal tempo di Augusto.
Fu voluto nel 19 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, per alimentare le terme che egli stesso aveva fatto costruire al
Pantheon. Nel 1453 il papa Nicolò V avviò un'opera di bonifica dell'acquedotto, della quale furono incaricati Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellino, architetti dell'Acqua Vergine.
L'opera fu evidentemente di estrema importanza per la città, che poteva servirsi nuovamente di acqua sorgente, invece che dell'acqua del Tevere. In sostituzione della fontana originaria, a tre vasche - quanti i condotti dell'acqua - e con il prospetto parallelo a via del Corso, fu realizzato un nuovo prospetto, che prevedeva un'iscrizione con gli stemmi del pontefice e del popolo romano, al di sotto della quale l'acqua, sgorgando da tre getti, si raccoglieva in una vasca rettangolare.
La fontana che oggi ammiriamo fu iniziata per volere del papa Clemente XII, nel 1732, dopo che nell'area, a partire dal 1640, si erano intrapresi lavori di restauro fermatisi, però, a un basamento a esedra, realizzato da Gian Lorenzo Bernini. Nello stesso tempo la famiglia Poli, proprietaria degli edifici retrostanti, aveva edificato i due prospetti simmetrici che avrebbero poi fatto da sfondo alla splendida scenografia della fontana.

La spettacolare costruzione barocca, opera di Nicola Salvi (vincitore del concorso bandito da Clemente XII), capolavoro d'architettura, scultura e ingegneria, è addossata al lato minore di Palazzo Poli, che ne diventa una integrazione naturale. La parte centrale, realizzata in forma di arco trionfale, assume particolare rilievo, soprattutto nella profonda nicchia affiancata da un coppia di colonne corinzie ad ordine unico che riprendono, in altezza, l'ordine gigante delle paraste sulle ali laterali del palazzo.
Al centro della nicchia spicca l'imponente figura di Oceano, trainato su un cocchio a forma di conchiglia da cavalli marini guidati da Tritoni. E tema centrale della rappresentazione è proprio l'acqua, nel suo incessante e turbinoso divenire, nel quale tutto è trascinato. Artificio e natura si fondono nella rappresentazione degli scogli e della vegetazione pietrificata, che si annida sul basamento del palazzo e fin sui bordi rialzati della grande vasca che rappresenta il mare. L'intera architettura sembra generarsi da questo fluido vitale, nella raffigurazione degli effetti benefici dell'acqua e della storia stessa dell'acquedotto. La scogliera, che caratterizza la parte inferiore della fontana, è opera degli intagliatori Francesco Pincellotti e Giuseppe Poddi.
Il gruppo di Oceano, dei tritoni e dei cavalli si deve invece a Giovan Battista Maini, che nel 1738 realizzò i modelli in gesso mentre le statue definitive furono compiute in marmo e collocate nella fontana solo dopo la sua morte, da Pietro Bracci, tra il 1759 e il 1762. Ai lati della nicchia centrale, inquadrate dalle gigantesche colonne, spiccano le statue della Salubrità e dell'Abbondanza di Filippo della Valle e i rilievi con la raffigurazione della Vergine che indica la sorgente ai soldati di Giovan Battista Grossi (con riferimento alla leggenda secondo la quale l'acqua venne denominata Vergine in omaggio a una fanciulla che avrebbe indicato la sorgente ai soldati romani assetati) e Agrippa che approva la costruzione dell'Acquedotto, di Andrea Bergondi.

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