mercoledì 28 luglio 2010
I Miti Dell'antica Roma: Pasquino la statua parlante
Fra le leggende più colorite di Roma non mancano certo le statue parlanti: la più, famosa è Pasquino, divenuta celebre fra il XVI e il XIX secolo.
La statua in realtà è quello che resta di una delle sculture del III secolo a.C. che decoravano lo Stadio di Domiziano (che sorgeva nel punto esatto e con la stessa forma di Piazza Navona).
Ha il volto danneggiato e non ha né braccia né gambe. Difficile stabilire quale personaggio rappresenti: molto probabilmente un eroe dell'antica Grecia: Menelao, Aiace, oppure Ercole.
Fu ritrovata nel 1501 nella piazza in cui si trova ancora oggi (prima piazza di Parione e ora piazza Pasquino), durante i lavori di pavimentazione stradale e di ristrutturazione di palazzo Braschi. Fu il Cardinale Carafa, che si occupava della ristrutturazione, a insistere perché la statua fosse salvata nonostante molti la ritenessero di scarso valore; così la fece sistemare dove si trova ancora oggi, aggiungendo lo stemma della sua famiglia e un'iscrizione celebrativa.
Ma perché la statua fu chiamata Pasquino? Secondo i numerosi racconti popolari questo nome potrebbe derivare da un artigiano del quartiere particolarmente bravo a comporre versi satirici, oppure un maestro di una vicina scuola, del quale gli alunni avevano notato la somiglianza con la statua, appendendo i primi foglietti di scherno; ma non è escluso che il nome sia stato ispirato da un personaggio di una novella di Boccaccio.
Ma questa statua di così scarso valore riuscì a diventare così celebre, e allo stesso tempo odiata, per una serie di coincidenze.
A Roma era un uso già consolidato, quello di affidare il malcontento del popolo alle statue. Nottetempo, cartelli con satire in versi che colpivano i personaggi pubblici più in vista, venivano appesi al collo delle statue nei punti più frequentati della città, in modo che al mattino potessero essere visti e letti da tutti, prima di essere rimossi dai tutori dell'ordine.
Queste invettive pungenti vennero chiamate “Pasquinate”, proprio dal nome della statua che meglio manifestava il malcontento del popolo per la corruzione e gli abusi dei potenti. Ma non solo: gli stessi potenti molto spesso usarono Pasquino per diffondere maldicenze contro gli avversari politici: naturalmente retribuendo in maniera adeguata gli autori.
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