Nel sito, dove si diceva fosse stato crocifisso san Pietro, è citata già nella prima metà del IX secolo l'esistenza di un monastero beati Petri quod vocatur ad Ianuculum[1]. Il complesso di chiesa e monastero passò nei secoli ai Benedettini, ai Celestini (a questo punto - siamo nel 1320 - la chiesa si chiama "Sancti Petri Montis Aurei"[2]), agli Ambrosiani, e alle monache benedettine.
Nel 1472, gli edifici completamente fatiscenti e un vasto terreno attorno furono assegnati da Sisto IV Della Rovere alla congregazione francescana di Amedeo da Silva[3], il quale fece restaurare ed ampliare il convento, e demolire la vecchia chiesa iniziando la costruzione della nuova.
La ricostruzione rientrava nel programma di sviluppo edilizio voluto da Sisto IV, e fu anche occasione di diplomatici contributi finanziari, prima da Luigi XI di Francia al papa Della Rovere, poi - più sostanziosi - da Ferdinando II e Isabella di Castiglia al papa Alessandro VI Borgia, che consacrò la chiesa nel 1500.
Il progetto è attribuito da alcuni a Baccio Pontelli (ma il Vasari, che cita la notizia, se ne dice incerto), da altri a Meo del Caprino, realizzatore negli stessi anni, per un altro della Rovere - il cardinale Domenico - del Duomo di Torino.
Chiostro del convento, oggi sede della Reale Accademia di Spagna a Roma
Per la sua posizione esposta, e sul confine della città, il complesso (che era già stato ceduto ai francesi dalla prima Repubblica romana nel 1798, soppresso nel 1809 e recuperato dai frati nel 1814) subì gravi danneggiamenti per mano dei francesi di Napoleone III, intervenuti a soffocare la seconda Repubblica Romana del 1849. Durante la difesa del Gianicolo la chiesa fu utilizzata come ospedale (e i romani lo rinominarono San Pietro in mortorio), e l'archivio si ritrovò infine disperso e saccheggiato.
Nel 1876 il convento fu ceduto dallo Stato sabaudo alla Spagna, alla quale ancora appartiene, e da questa destinato a sede della Reale Accademia di Spagna a Roma.
Nel 1472, gli edifici completamente fatiscenti e un vasto terreno attorno furono assegnati da Sisto IV Della Rovere alla congregazione francescana di Amedeo da Silva[3], il quale fece restaurare ed ampliare il convento, e demolire la vecchia chiesa iniziando la costruzione della nuova.
La ricostruzione rientrava nel programma di sviluppo edilizio voluto da Sisto IV, e fu anche occasione di diplomatici contributi finanziari, prima da Luigi XI di Francia al papa Della Rovere, poi - più sostanziosi - da Ferdinando II e Isabella di Castiglia al papa Alessandro VI Borgia, che consacrò la chiesa nel 1500.
Il progetto è attribuito da alcuni a Baccio Pontelli (ma il Vasari, che cita la notizia, se ne dice incerto), da altri a Meo del Caprino, realizzatore negli stessi anni, per un altro della Rovere - il cardinale Domenico - del Duomo di Torino.
Chiostro del convento, oggi sede della Reale Accademia di Spagna a Roma
Per la sua posizione esposta, e sul confine della città, il complesso (che era già stato ceduto ai francesi dalla prima Repubblica romana nel 1798, soppresso nel 1809 e recuperato dai frati nel 1814) subì gravi danneggiamenti per mano dei francesi di Napoleone III, intervenuti a soffocare la seconda Repubblica Romana del 1849. Durante la difesa del Gianicolo la chiesa fu utilizzata come ospedale (e i romani lo rinominarono San Pietro in mortorio), e l'archivio si ritrovò infine disperso e saccheggiato.
Nel 1876 il convento fu ceduto dallo Stato sabaudo alla Spagna, alla quale ancora appartiene, e da questa destinato a sede della Reale Accademia di Spagna a Roma.
La chiesa è abbellita da capolavori di eminenti artisti del XVI e XVII secolo.
La prima cappella a destra contiene la Flagellazione e la Trasfigurazione di Sebastiano del Piombo.
La seconda cappella ha un affresco attribuito al Pomarancio, alcuni affreschi della scuola del Pinturicchio e una sibilla allegorica attribuita a Baldassarre Peruzzi.
La quarta e la quinta cappella contengono affreschi di Giorgio Vasari.
L'altare è attribuito a Giulio Mazzoni, mentre i monumenti funerari del Cardinale del Monte e di Roberto Nobili sono di Bartolomeo Ammannati. Sotto l'altar maggiore riposavano le spoglie di Beatrice Cenci, finché la tomba non fu profanata da francesi nel 1798.
Fino al 1797, la Trasfigurazione di Raffaello era collocata sull'altare maggiore. Sottratta dai francesi nel 1797, e successivamente restituita nel 1816, passò alla Pinacoteca vaticana e fu sostituita da una copia della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni realizzata da Vincenzo Camuccini.
La seconda cappella sulla sinistra, la Cappella Raimondi (1640), fu disegnata da Gian Lorenzo Bernini.
Hugh O'Neill e Rory O'Donnell, Conti Irlandesi del XVII secolo, fuggiti dall'Irlanda e morti a Roma, sono qui seppelliti. Sulla tomba di Hugh O'Neill è scritto 'Hugonis Principis Onelli'.
La prima cappella a destra contiene la Flagellazione e la Trasfigurazione di Sebastiano del Piombo.
La seconda cappella ha un affresco attribuito al Pomarancio, alcuni affreschi della scuola del Pinturicchio e una sibilla allegorica attribuita a Baldassarre Peruzzi.
La quarta e la quinta cappella contengono affreschi di Giorgio Vasari.
L'altare è attribuito a Giulio Mazzoni, mentre i monumenti funerari del Cardinale del Monte e di Roberto Nobili sono di Bartolomeo Ammannati. Sotto l'altar maggiore riposavano le spoglie di Beatrice Cenci, finché la tomba non fu profanata da francesi nel 1798.
Fino al 1797, la Trasfigurazione di Raffaello era collocata sull'altare maggiore. Sottratta dai francesi nel 1797, e successivamente restituita nel 1816, passò alla Pinacoteca vaticana e fu sostituita da una copia della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni realizzata da Vincenzo Camuccini.
La seconda cappella sulla sinistra, la Cappella Raimondi (1640), fu disegnata da Gian Lorenzo Bernini.
Hugh O'Neill e Rory O'Donnell, Conti Irlandesi del XVII secolo, fuggiti dall'Irlanda e morti a Roma, sono qui seppelliti. Sulla tomba di Hugh O'Neill è scritto 'Hugonis Principis Onelli'.
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