giovedì 7 novembre 2013

Casa dei Teatri, in mostra Samuel Beckett e il mondo contemporaneo

Roma, 7 novembre – La Casa dei Teatri ospita fino al 26 gennaio “Prigionie (in)visibili, il teatro di Samuel Beckett e il mondo contemporaneo”: una mostra che, attraverso foto, installazioni scenografiche e interviste, identifica gli elementi costitutivi della drammaturgia beckettiana, mettendo a fuoco, in particolare, quella dimensione di costrizione fisica e mentale che costituisce il marchio di fabbrica del lavoro dell’autore irlandese.
 
 
A distanza di 60 anni dalla prima di Aspettando Godot, testo che, oltre a influenzare la successiva produzione teatrale è diventato vettore di cambiamenti profondi, che si spingono dal linguaggio all’immaginario popolare, la mostra evidenzia i cambiamenti e le costanti nell’approccio alle opere di Beckett, a partire dall’idea di “prigionia”, investigando le incidenze filosofiche e le gabbie sociali che continuano ad essere attive tutt’ora.
 
La mostra, divisa in sezioni, nella prima racconta le messe in scena realizzate all’interno di Istituti penitenziari: nelle prigioni della mente e in quelle fisiche di Beckett si abbattono i muri, a partire dalla versione “carceraria” di Aspettando Godot del 1957 del San Francisco Actor’s Workshop realizzato nel carcere di San Quentin, e come nei lavori realizzati, tra gli altri, negli istituti circondariali di Arezzo, di Volterra, di Secondigliano, di Palermo.
 
Un’altra sezione della mostra è dedicata alla “immaterialità” in cui si muovono, senza averne coscienza, i personaggi di Beckett, mettendo in scena (con modellini e di foto), l’architettura ermetica di Finale di Partita e i vari gradi di costrizione fisica di Giorni felici o di Commedia, si attraversano le prigionie fatte di voci infernali che echeggiano dentro la mente, per arrivare alle “prigionie estreme” confinate all’interno dello spazio bidimensionale delle immagini televisive, che culmina nel 1981 con Quad, scritto per la televisione.
 

L’ultima sezione offre uno spaccato sul dopo Beckett, uno sguardo sull’opera dell’irlandese per mani di altri autori o registi, a partire da Susan Sontag, che mise in scena Aspettando Godot nel 1993 in una Sarajevo ancora assediata. Dopo di lei, altri seguirono mettendo in scena Beckett in varie situazioni di “disagio” del mondo contemporaneo, come Pippo Delbono con Barboni del 1997, o la versione in dialetto calabrese di Finale di partita di Giancarlo Cauteruccio (U juocu sta’ finisciennu, 1998), fino ad arrivare, nel 2011, alla rappresentazione di Aspettando Godot appena fuori dalla zona d’evacuazione della centrale nucleare di Fukushima.
 
 
La mostra, ad ingresso libero, è curata da Yosuke Taki, e promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, da Biblioteche di Roma e da Teatro di Roma, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. L’allestimento è a cura di Maria Alessandra Giuri.
 

Casa Dei Teatri
Villa Doria Pamphilj-Villino Corsini | 6 novembre 2013-26 gennaio 2014
(ingresso Arco dei Quattro Venti)

www.casadeiteatri.culturaroma.it

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