Campo Marzio è il Rione di Roma che può vantare alcuni fra i monumenti famosi al mondo.
Ai tempi di Roma antica era un'area molto estesa al di fuori dei confini ufficiali della città (il Pomerio) e occupava una vasta zona pianeggiante che costeggiava un'ansa del Tevere a nord del Quirinale e del Campidoglio.
L'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, trasformò quest'area in un enorme campo di grano. Secondo una leggenda, durante la rivolta che cacciò via il re, i covoni di grano furono gettati nel Tevere e diedero origine all'Isola Tiberina (in realtà questa è solo uno dei tanti aneddoti sulle origini dell'Isola).
Il nome Campo Marzio deriva dal fatto che sin dai tempi dei re di Roma, la zona era consacrata a Marte, il dio della guerra. Qui sorgeva un altare dedicato al dio. Lo storico Tito Livio, infatti racconta che il "campo dei Tarquini consacrato a Marte fu destinato agli esercizi militari e ginnastici fin dalla fondazione di Roma”. Con l'età Repubblicana si svolsero qui le assemblee del popolo in armi.
Essendo una zona al di fuori del Pomerio, cioè il confine sacro della città, veniva considerata come una sorta di “campo neutro”. Qui venivano accolti gli ambasciatori stranieri (Largo Argentina, parte di Campo Marzio, si chiama così perché qui si trovava la residenza dell'ambasciatore di Argentoratum, l'attuale Strasburgo) e qui venivano costruiti i templi dedicati alle divinità orientali.
La parte più a Sud di quest'area è quella ai piedi del Campidoglio, dove si vedono ancora i resti del Teatro di Marcello e del Portico d'Ottavia. Il Campo Marzio non fu abitato fino all'età imperiale, quando entrò a far parte della Regione della città che l'imperatore Augusto aveva chiamato “Circo Flaminio”. Era attraversata dalla via Flaminia, che passava attraverso Porta del Popolo e finiva in quella che oggi è Via del Corso.
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