mercoledì 28 luglio 2010

Tivoli - Villa Adriana


La più grandiosa delle ville imperiali romane fu realizzata a Tivoli dall'imperatore Adriano – il cui nome si associa ad altri due monumenti romani, il Castel Sant'Angelo e il Pantheon - tra il 118 e il 134 d.C. circa. Spettacolare complesso di edifici in stretto e armonioso rapporto con la natura, Villa Adriana rappresenta la massima espressione del concetto di architettura come rappresentazione del potere e della ricchezza imperiali. La villa suburbana, situata al centro di una grande tenuta, era già ai tempi di Augusto un vero e proprio status symbol, necessario all'immagine di ogni grande imperatore.
I precedenti della villa di Adriano sono infatti le molteplici residenze imperiali, costruite spesso molto vicino a Roma – le ville di Augusto a di Tiberio a Capri, di Nerone ad Anzio e a Subiaco, di Domiziano ad Albano - o addirittura all'interno della stessa città, come la fantasmagorica Domus Aurea di Nerone, di cui però resta ben poco. Sarà con Adriano, e grazie alla sua raffinata ed eclettica personalità, che il tipo architettonico della villa raggiungerà la sua forma più compiuta e articolata.
La Villa è già soltanto per la sua estensione un'opera eccezionale. Il complesso, che occupa un'area di circa trecento ettari – e di cui oggi risulta emersa circa la quinta parte – costituiva una vera e propria città. Un'impresa gigantesca, considerato che la sua costruzione, la manutenzione e la gestione garantirono alla vicina Tibur, l'odierna Tivoli, un periodo di notevole sviluppo e prosperità. Oltre alla residenza dell'imperatore, il complesso comprendeva un teatro, uno stadio, due distinte terme, una biblioteca, varie sale per ricevimenti, portici, palestre, ninfei e persino un laghetto con un'
isola artificiale.
Un grande parco circondava le varie costruzioni, le cui fantasiose architetture si rispecchiavano spesso in scenografici bacini d'acqua. Al suo interno si potevano distinguere un'area strettamente privata e una pubblica, a loro volta distinte per livelli gerarchici (quelli destinati all'imperatore, al personale di rango e alla servitù). Un efficiente sistema di percorsi collegava i livelli e i vari edifici, sia in superficie che sottoterra, negli oltre 4 Km di passaggi sotterranei. Le poche vie di accesso erano severamente sorvegliate e imponenti muraglioni di contenimento – i cui resti sono ancora visibili vicino alla Palestra e alla Valle dei Templi – rendevano la Villa sicura come una fortezza.
Villa Adriana è prima di tutto una delle più alte espressioni della cultura architettonica romana, un eccezionale campionario di 'invenzioni' architettoniche nelle quali si sposano alta tecnologia, virtuosismo tecnico e gusto per gli effetti scenografici e spettacolari. Adriano trascorse la maggior parte dei suoi anni lontano dall'Italia e a Tivoli volle rievocare i luoghi che più avevano colpito la sua immaginazione, durante i numerosi viaggi per le Province dell'impero.
In questa oasi di pace e delizie, che in realtà ospitò Adriano soltanto per brevi soggiorni, si riflette la personalità artistica dello stesso imperatore, e la sua concezione estremamente contemporanea e innovativa dell'architettura: i numerosi e assai fantasiosi edifici erano, infatti, di una eccezionale modernità sia dal punto di vista costruttivo che stilistico (si vedano, ad esempio, le enormi volte dalle forme ardite o la varietà formale di templi, terme, ninfei).
Il gusto di Adriano per l'arte greca trovava invece espressione nella ricchissima serie di statue – dovevano essere circa 400 – che ornavano ovunque gli spazi interni ed esterni della Villa. Le opere riemerse a partire dal Cinquecento non sono che una piccola parte di questa eccezionale collezione di sculture e oggetti d'arte. Tra le opere ritrovate - copie romane di originali greci o opere ellenistiche - figurano capolavori assoluti dell'arte, tra cui il celebre Discobolo di Mirone, oggi ai Musei Vaticani.
Oggi non è così facile immaginare l'aspetto originario della Villa, dal momento che secoli di incuria e spoliazione hanno lasciato ben poco della lussuosa decorazione. Le imponenti murature in opus reticolatum che impressionano il visitatore di oggi, erano in realtà interamente coperte di marmi preziosi fino al soffitto, e i pavimenti rivestiti di mosaici policromi, con il porfido rosso a rappresentare il potere imperiale (negli ambienti di pertinenza imperiale sono stati rinvenuti mosaici con tessere minute, di 1-2 mm). E si ritrova il gusto tipicamente romano per il paesaggio: giardini interni o vasti terrazzamenti artificiali, arricchiti da giochi d'acqua e sorprendenti scenografie.
Ridotta a cava di marmo e mattoni durante il Medioevo, Villa Adriana venne finalmente riscoperta e identificata nel Quattrocento, ma fu solo a partire dal Cinquecento che cominciarono i primi scavi su vasta scala, grazie a Ippolito II d'Este, figlio di Lucrezia Borgia.
Pirro Ligorio, architetto del cardinale, fu incaricato di ricercare e selezionare statue e marmi che potessero arricchire la splendida Villa d'Este, in costruzione a Tivoli per lo stesso cardinale. Da allora Villa Adriana venne letteralmente saccheggiata, e divenne preda dei più grandi collezionisti di antichità, papi, cardinali o ricchi mecenati. Solo a fine Ottocento, quando la Villa passò al Regno d'Italia, furono intrapresi i primi restauri.
Villa Adriana ha esercitato negli anni un fascino straordinario su artisti e architetti. Queste maestose rovine sono state visitate e studiate da Raffaello, Leonardo, Michelangelo, Palladio, Borromini, Piranesi, Canova e una lunghissima serie di artisti e personaggi importanti. Di questi illustri passaggi rimane traccia negli autografi incisi sulle rovine, oggi ancora perfettamente leggibili.

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